
Poesia come avventura dello spirito, proiettata su un futuro indefinito, l’interiorizzazione della spiritualità come ricerca consolatoria alle frustrazioni represse. Poesie interlocutorie o conclusive, intimistiche o scenografiche, astratte ed allusive, oppure dense e corporee.
C’è un legame temporale che le unisce, semplificandone la lettura ed anche il linguaggio in un percorso cronologico, la fatica di ritornare alle origini, uno sforzo di adeguamento alle contrarietà della vita, un po’ subite, un po’ sopportate come ineluttabili, e quindi sdrammatizzate, proiettate su più lontani scenari, mutevoli nei colori come il riflesso di una policroma interiorità.
Racconto temporale dunque circoscritto agli anni delle più deludenti esperienze, che tuttavia prende le mosse da più lontano, ritorno ai luoghi dell’infanzia e dell’immediato dopoguerra, senza indulgere alla tentazione di mitizzare quegli anni in rifugi della memoria. Per cercare invece di capire, di sdrammatizzare, di assuefarsi alle situazioni nelle quali siamo costretti a vivere oggi, solo apparentemente liberi, prigionieri come siamo dentro alienanti gabbie metropolitane.
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