
Dicono che, per scrivere, un autore abbia bisogno di tranquillità. Beh dove abito non è proprio l’ideale meta di chi ha bisogno di pace e di staccare un po’ dai rumori. Per me, però, la “voce” della Città è tutt’altro che fastidiosa anzi, mi riporta a situazioni e luoghi che sono stati la sceneggiatura della mia vita.
Il mondo dei ricordi non riguarda solo i familiari e gli amici, ma si estende anche ai luoghi. Ognuno rimane legato, quasi fisicamente, agli spazi che per primi ha conosciuto e che “sente” anche a distanza. Riti di vita: ogni paese ne ha di particolari, alcuni gravi e impegnativi, altri insoliti e curiosi, sempre comunque ben augurali. Presso tutte le culture si invocano lunga vita, abbondanza, felicità e a volte anche bontà.
Di “Storie” su Barletta ne esistono tante. Alcune partono dalle origini della città ed arrivano ai nostri giorni, altre ritraggono un’epoca, un aspetto o un personaggio. Tutte sono utili e sempre hanno un loro pregio. Nessuna è migliore delle altre ed insieme si completano. Come vuole la regola, sono ricche di notizie e di illustrazioni, di note bibliografiche e di appendici.
Questa mia storia ha una particolarità: è un mix tra “carte” e sensazioni personali. Le notizie sono quelle provenienti dai documenti, con diverse illustrazioni; le pagine sono poco più di duecento.
Lo stile è oltremodo semplice: narrazione condotta sempre con linguaggio scorrevole, sintassi corretta e la giusta selezione degli aggettivi e degli avverbi.
Più che una storia, insomma, è un profilo, ricostruito e raccontato sulla traccia delle conoscenze conservate nella memoria e soprattutto - nel caso mio - in un archivio, l’archivio della mia vita, della mia professione.
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