L’empatia, come sentimento che anima l’ascolto e il dialogo, ha il suo vertice nel considerare l’altro non un interlocutore estraneo, ma una persona con la ricchezza e la profondità del suo essere, a cui solo la kènosis e un’antropologia, che ha le sue radici nella cristologia, ci permettono di averne una visione piena. La lettura fenomenologica del concetto di empatia consente all’autore di affermare che la conversione pastorale consiste nel prendere in considerazione il mondo dell’altro. Ogni Io è immerso in un’esperienza vissuta che, partendo dal corpo proprio, gli consente di accogliere, come datità, tutto ciò che accade. Al logos va dunque e sempre aggiunto il pathos. Soltanto in questa prospettiva della conversione pastorale che è comprensibile l’attenzione del magistero pontificio attuale sulle situazioni matrimoniali irregolari, la pastorale periferica e i diritti dei poveri.
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