
La struttura del libro è semplice e si compone di sei sezioni. Si comincia con I Mestieri, un omaggio al lavoro attraverso le figure tipiche di coloro che lo esercitavano. “Bellissima è l’immagine del fabbro e dei due garzoni che battendo il ferro caldo ritmicamente, ora piano e ora forte, fanno cantare l’incudine e portano allegria a tutto il paese”.
Il testo prosegue con Uomini e animali. In tale sezione l’autore fa sfoggio di una fantasia che crea animali-personaggi per indurre ad una maliziosa riflessione sui tanti tratti chiaroscurali, sui vizi e sulle contraddizioni che ha avuto modo di registrare negli incontri con le persone.
Uomini e cose, è una sezione che consta di tre composizioni, l’ultima delle quali, L’alèive, sovrasta le altre due per struttura e ricchezza di contenuti. A leggerla attentamente sembra un poemetto morale e civile al tempo stesso, che in un’atmosfera onirica, porta serrate argomentazioni e conseguenti riflessioni. L’ulivo e i suoi frutti, per Abbattista, rappresentano i valori e i grandi ideali di vita che per tante generazioni hanno scandito il ritmo delle stagioni e della vita.
La sezione, Uomini, mette in rilievo, insieme a due parabole evangeliche, alcune figure umane paesane, all’epoca ben conosciute. Tale sezione si fa apprezzare, inoltre, per la frattura generazionale che in quegli anni si andava creando, in modo tale che gli anziani, che erano sempre stati trattati con rispetto e delicatezza, ora venivano abbandonati nelle cosiddette case di riposo.
La sezione Vita di paese non poteva che essere come Abbattista l’ha strutturata. Quadretti di vita sanferdinandese sui quali si ergono bellissime composizioni, una laica e l’altra religiosa.
Pensieri è la sezione conclusiva del testo. È la raccolta breve, ma più intensamente intimistica. L’autore se ne serve per far risaltare un peccato di gola, in modo molto autoironico.
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